Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza
(Dante Alighieri – Comedia – Inferno canto XXVI vv. 112-120)
Questi versi li pronuncia Ulisse, dopo un anno trascorso presso Circe, allorché giunge coi suoi compagni alle porte d’Ercole, la fine del mondo conosciuto, ed intende valicarle.
I versi simboleggiano la sorgente che alimenta la sua sete di conoscenza.
Tale sete non è espressione di un’ anima irrequieta; è invece manifestazione di una vita felice.
Una vita felice non è il sommarsi di momenti di gioia intensa da qualsiasi evento siano determinati, ma un condensato di realizzazione di talenti, di potenzialità, di desideri, di sé stesso ossia di quello che si vuole essere e che si sente di essere.
Ma prima di tutto questo c’è la conquista della propria identità, del capire chi si è.
Per questo percorso occorre partire da un convincimento che dev’essere ben chiaro: siamo uomini perché possediamo la ragione.
Ragionare corrisponde ad avere un progetto; un progetto su sé stessi.
E’ tutt’altro che semplice.
Ma se crediamo nella possibilità di conquistare la felicità, il ragionamento è una fatica che dovremmo compiere non vivendolo come un peso ma, al contrario, come un equilibrio tra dovere e piacere; equilibrio assicurato dalla ragione.
Questo discorso ha valore generale per tutta l’umanità.
Una umanità che oggi appare preoccupantemente conformata all’odio ed al disprezzo, come se dovesse essere risarcita delle proprie frustrazioni, come se fosse composta da tanti odiatori compulsivi, come se non fosse più capace di usare la ragione rendendosi per ciò stesso simile ai non umani.
Questo discorso vale anche per il Massone che si definisce “uomo del dubbio”.
Ma cosa significa essere uomo del dubbio?
Se dubbio è una condizione di incertezza, ne deriva che il dubbio rende impossibile ogni posizione conclusiva sul piano della conoscenza e dell’azione e quindi della verità.
La definizione di dubbio apre una deriva verso il relativismo e, se viene spinto alle estreme conseguenze, verso il negazionismo.
Relativismo e negazionismo confliggono fortemente con i principi della Massoneria; il relativismo perché considera che esistono solo opinioni e non verità che, invece, i Massoni perseguono per tutta la loro esistenza lasciando la ricerca aperta ed in eredità a chi continuerà la loro ricerca; il negazionismo perché del relativismo rappresenta la estremizzazione.
La Massoneria, nella Sua Tradizione secolare, propugna principi fondanti inalienabili ed indiscutibili; sono i Landmarks che marcano il territorio dividendolo in due settori: quello nel quale c’è la Massoneria e quello nel quale non c’è. Quindi affermare, come spesso si fa, che la Massoneria non ha dogmi, non è del tutto esatto. La adogmaticità della Massoneria è in genere interpretata come assenza di dogmi come intesi dalla Chiesa Cattolica (perché dalla contrapposizione alla Chiesa Cattolica gran parte dei Massoni non si riesce a liberare; ma è profondamente sbagliato in quanto la contrapposizione và rivolta non alla Chiesa Cattolica ma agli uomini che governano la Chiesa Cattolica, che è ben altra questione). Pertanto il termine “adogmatico” in Massoneria non ha valore di “senza dogmi” ma la Istituzione dovrebbe essere significata come priva di principi basilari indiscutibili, irrinunciabili, inamovibili.
L’adesione ai Landmarks è condizione “sine qua non” per essere ammessi in Massoneria.
Ma l’apparentamento con i dogmi si ferma qui.
Tutto ciò che segue all’Iniziazione è una continua, puntigliosa ed a volte dolorosa ricerca nel corso della quale ogni finestra aperta nella conoscenza è una conquista che rappresenta una stazione intermedia dalla quale si riparte per una nuova conquista ed una prossima stazione.
Il dubbio quindi non è dannoso in quanto da una parte rifiuta relativismo metodico (e negazionismo), dall’altro costringe ad interrogarsi e procedere nella ricerca.
Per questa il dubbio del Massone richiede una qualificazione che lo nobilita e gli conferisce valore esoterico-spirituale: l’aggettivo “fecondo”.
Gli UOMINI del DUBBIO sono quindi UOMINI del DUBBIO FECONDO, un dubbio “atto a favorire uno svolgimento ricco di conseguenze per lo più vantaggiose”.
In altre parole l’uomo-Massone, coltivando il dubbio fecondo, ripudia le certezze ma è sempre disposto a correggersi perché la vita è continua ricerca e continuo confronto.
A sostegno di questa visione aiuta, tra i tanti possibili riferimenti, Socrate che “sapeva di non sapere” dimostrando così che ogni forma di sapere non può che provenire dalla propria consapevolezza e dalla propria interiorità; aiuta anche Cartesio col suo “cogito ergo sum”: cogito può essere tradotto sia come penso sia come dubito e questo è di un valore straordinario. Cartesio sembra affermare che il dubbio non è verità né scaturisce dalla verità ma precede la verità ovvero la verità scaturisce dal dubbio.
Tutto ciò porta a concludere che l’uomo, per ricercare la verità, deve dubitare purché si tratti di dubbio fecondo.
Il Massone, definendosi “uomo del dubbio”, lo fa non perché sia incontentabile ma perché il dubbio è il suo ideale di vita felice.
La ricerca della felicità corrisponde alla sete di conoscenza di Ulisse ed al cercare di sapere sempre più, come indispensabile condizione per realizzarsi seguendo il proprio estro. Senza questa forza interiore come potremmo rispondere alle domande: perché siamo qui? da dove veniamo? dove andiamo?
Se rinunceremo a rispondere a queste domande, sarà come rinunciare a definirsi “uomo”.
E allora cosa sarebbe la nostra vita?
Domenico Poddie
Francesco Lomonaco dice
Ottimo articolo complimenti a Domenico Poddie, chiarisce esaustivamente il concetto di “uomo del dubbio”. Molti Massoni dovrebbero leggerlo e riflettere perché hanno perso l’alta funzione del dubbio.
Francesco Lomonaco