
La pandemia da COVID-19 e le reazioni alla stessa da parte della popolazione hanno messo in evidenza la diffidenza di alcuni nei confronti della tecno-scienza e, nello specifico, del sapere medico. Sebbene tale mancanza di fiducia fosse già diffusa prima della comparsa del virus, con l’introduzione del Green Pass e, di fatto, di una sorta di obbligo vaccinale, la diffidenza si è trasformata in ribellione contro il sistema.
Quali sono le ragioni che hanno portato alla mancanza di fiducia rispetto a quanto affermato dalla comunità medica internazionale? Io ritengo che la questione riguardi una concezione di libertà esasperata e distorta che si è progressivamente diffusa a partire dal secondo Dopoguerra, risultato della messa in discussione degli assi portanti della società e del rifiuto nei confronti di qualsivoglia limite o oppressione proveniente dall’alto. Infatti, se il periodo prima e durante la Seconda guerra mondiale è stato segnato da regimi che hanno oppresso ogni forma di libertà, dalla seconda metà del Novecento si è fatto strada un progressivo processo di ampliamento delle libertà e dei diritti in ambiti molto diversi: dalla possibilità di scegliere il proprio percorso di studi e/o lavorativo all’introduzione del divorzio nell’ordinamento civile italiano; dalla depenalizzazione dell’aborto alle diverse riforme atte a garantire la parità di genere e a contrastare ogni forma di discriminazione basata su razza, credo religioso, disabilità fisica e/o psichica, omosessualità, etc. Questo processo di ampliamento delle libertà, tuttavia, pare che oggi sia sfociato in un individualismo estremo in cui non si tiene minimamente conto dei diritti e delle libertà altrui, e che vede in ogni limite un nemico da abbattere: si tratta di una concezione di libertà ad ogni costo, che in certi casi pare sfiorare l’anarchia.
Un altro grande cambiamento avvenuto nel XX secolo ha riguardato il modo di pensare l’infanzia; infatti, nell’ambito degli interventi educativi gradualmente si è iniziato a tenere conto della singolarità e complessità di ogni bambino. Si è passati da un’educazione rigida a una, meno opprimente e direttiva, che prende in considerazione le peculiarità di ciascun infante. Ma se, da un lato, ci si è aperti alla psicologia del bambino, dall’altro si è fatta strada una cultura dell’iperprotezione che priva ciascun infante del senso del limite, del rispetto nei confronti degli altri e della responsabilità rispetto alle proprie azioni. Di fatto, oggi molte famiglie si organizzano in funzione delle esigenze e dei desideri dei figli: sono loro che decidono cosa mangiare, cosa comprare o che condizionano il tipo di vacanza. I genitori si premurano di risolvere ogni difficoltà che il bambino incontra nella sua strada, senza lasciargli lo spazio per crescere e sviluppare autonomamente le proprie capacità. La conseguenza di questa cultura è che nel loro sviluppo il bambino e, in seguito, l’adolescente vengono privati di volontà, responsabilità e senso del dovere. Ciò è aggravato dai numerosi casi di alienazione parentale che accompagnano separazioni e divorzi: dinamica in cui uno dei genitori viene frequentemente denigrato dall’altro. Tale processo può essere particolarmente insidioso, poiché una figura di riferimento importante viene demonizzata e privata di valore agli occhi del bambino. Non passerà molto tempo prima che il figlio impari ad utilizzare tale meccanismo nella vita adolescenziale e, dopo, in quella adulta, arrivando a non riconoscere il valore di qualsiasi forma di legge o di autorità.
Di fronte a questo stile educativo iperprotettivo e deresponsabilizzante, molti adolescenti oggi, molto più che prima, appaiono fuori controllo, anticonformisti, senza limiti e pudore. Eredi di una cultura individualista che pone la libertà quale valore fondamentale e figli di genitori iperprotettivi, incapaci di trasmettere il senso del limite e il rispetto nei confronti degli altri, l’adolescenza è divenuta la figura emblematica della nostra società.
Anche la televisione ha contribuito all’individualismo contemporaneo instillando in molti spettatori il desiderio di essere famosi e al centro dell’attenzione. Infatti, programmi televisivi del calibro del Grande Fratello, Isola dei famosi, Uomini & Donne, etc. hanno dato visibilità a personaggi discutibili, privi di cultura, competenza o di qualsiasi particolare qualità, portando alla spettacolarizzazione di litigi e questioni private ai limiti del ridicolo. La vita privata dei singoli è gradualmente diventata una forma di intrattenimento per la popolazione. Inoltre, questo bisogno di fama e visibilità ha trovato un terreno assai fertile nel momento in cui sono stati gradualmente lanciati i social media (Facebook, Twitter, Snapchat, Instagram, Tik Tok, etc.) che hanno dato la possibilità di trasformare la propria vita privata in una sorta di show alla portata di tutti.
Inoltre, sui social media le voci dello scienziato, del medico, dello specialista vengono poste allo stesso livello di quella del profano. Attraverso queste piattaforme è possibile affermare e diffondere su larga scala qualsiasi pensiero, informazione, notizia, etc., senza che venga effettuato controllo esterno dell’affidabilità. Ed in una società “libera” in cui nessuno può imporre la propria visione della realtà sugli altri, il sapere scientifico diventa solo un’opzione tra i diversi contenuti a cui si può accedere online e a cui si può decidere di affidarsi.
In Italia, il lockdown della prima metà del 2020 ha mostrato come una società fondata sul valore inviolabile della libertà possa collassare nel momento in cui la popolazione viene privata di diritti inviolabili. E se da un lato molti si sono rassegnati alle decisioni del governo, accettandole per un bene superiore; altri hanno reagito minimizzando e/o negando la gravità del COVID-19, risultato di un meccanismo di difesa atto ad arginare l’incertezza e la confusione tipica di questo periodo storico. Tale clima è stato rafforzato dalla diffusione di fake news su scala mondiale attraverso i mass e i social media. Se Facebook è risultato la principale piattaforma responsabile della diffusione di notizie i attendibili sul COVID-19, anche il giornalismo ha avuto un ruolo importante; infatti, molti giornalisti e reti televisive hanno contribuito alla diffusione di notizie poco attendibili e hanno dato visibilità ad esperti (o sedicenti tali) che, al fine di ottenere fama e popolarità, hanno divulgato informazioni contrarie a quanto accettato dalla comunità scientifica internazionale. E nonostante le tesi diffuse non siano in alcun modo suffragate da reali prove scientifiche, diverse persone continuano a seguire e ad alimentare l’ego di queste figure.
La tendenza ad affidarsi esclusivamente a fonti d’informazione inattendibili è anche il risultato del bias di conferma o confirmation bias: un meccanismo cognitivo che consiste nel ricercare, selezionare ed interpretare informazioni in modo da porre maggiore attenzione, e quindi attribuire maggiore credibilità, a quelle che confermano le proprie convinzioni o ipotesi e, viceversa, ignorare o sminuire informazioni che le contraddicono. Il risultato di questo processo è che per certe persone le notizie attendibili e verificate vengono percepite come false e manipolate, come esito di una cospirazione a livello mondiale, mentre le fake news vengono ritenute informazioni attendibili.
Tutti questi fattori hanno portato alla progressiva caduta del paternalismo medico in favore del diritto all’autodeterminazione del paziente. La visione paternalistica era basata sull’idea che il medico potesse agire per il bene di una persona senza che fosse necessario chiedere il suo assenso, poiché si riteneva che il paziente non possedesse le competenze necessarie per prendere una decisione relativa alla propria salute. Tuttavia, nonostante i pazienti di oggi non abbiano maggiori competenze di quelle che possedevano trent’anni fa, grazie ad internet si può rapidamente accedere ad una vasta gamma di informazioni relative a una determinata patologia; aspetto che contribuisce notevolmente ad un’illusione di competenza da parte dei profani. Nella società contemporanea ognuno ritiene di essere libero di scegliere come prevenire e/o (non) curare le malattie, non basandosi necessariamente sul parere di professionisti o del sapere scientifico. Nei casi più gravi questa tendenza porta all’adozione di pratiche “mediche” alternative, non scientificamente riconosciute e potenzialmente nocive.
Guglielmo Amato
Enrico Nastro Siniscalchi dice
Considerazioni ampiamente condivisibili che sottoscrivo. Da cittadino, da padre, da medico e da massone. Cercherò di condividerlo con quanti ( pochi) avranno il “tempo” di leggerlo e la necessaria umiltà per
comprenderlo a pieno . Temo non siano tanti neanche tra le Colonne.