Ci sono dei compiti insormontabili come affrontare la realtà, dire la verità o riconoscere i propri errori. Si gira attorno, si evita, si passa ad altra cosa e si fa propria la morale gesuitica: mentire per omissione, non è mentire*.
J-M. Guenassia
Premessa.
Una volta immessi nel mondo massonico, si è circondati da una miriade di oggetti, sia fisici che virtuali. Tali oggetti soventemente subisco la violenza onagrocratica massonista, che li vandalizza con una etichettatura inamovibile, dogmatica quasi, o che li considera come vestigia d’un passato plebeo che ha fatto il suo tempo.
Con questo scritto non ci si occuperà di porre rimedio a tali misfatti, non si vestiranno i panni di novelli Noè (per quanto si è fortemente tentati…), si porrà invece una domanda insolita che sta — per così dire — a monte, ancor prima dell’analisi di questi oggetti, una domanda affatto peregrina:
Cosa fa d’un oggetto qualunque, un oggetto massonico?
1. Cosa, oggetto, utensìle.
Ogni cosa ha un suo essere fisico costituito di materia: è lì a prescindere dalla percezione che se ne ha e dall’attribuzione che gli si dà (naturale o altro).
Nel momento che una cosa viene costruita — è cioè frutto d’una técne, d’una abilità, o per meglio dire, di un’arte — diventa un oggetto ben determinato e utile, il quale a seconda della sua destinazione può diventare un oggetto estetico o un utensìle. In questo ultimo caso — come più volte si è avuto modo di ribadire — diventa una estensione del suo utilizzatore.
Nei cantieri, nelle fabricae medievali, nelle botteghe di artigiani (1), questi utensìli facevano parte della vita — nel senso più pieno del termine — dell’artigiano (artista). Condensavano, in un certo qual modo, lo scire e il facere — che era qualcosa di diverso di semplici nozioni teoriche — del maestro artigiano. Questi utensìli, traendo la loro ideazione da bisogni precipui dell’utilizzatore (2), partecipavano della natura dell’artigiano, quasi fossero parti del proprio corpo. Infatti, una volta riuscito ad avere la proprietà di questi attrezzi, l’Artigiano li portava in chiesa per farli benedire, una specie di estensione del battesimo, che anche lui aveva ricevuto in passato.
2. Gli Oggetti nel Tempio.
La concentrazione degli oggetti si trova ovviamente dentro la Loggia e il Tempio massonico. Ivi si trovano — a onor del vero — anche oggetti estranei alla Tradizione puramente muratoria: basti pensare, ad esempio, alla Spada Fiammeggiante, alla menorāh, etc. Altri sono oggetti simbolici, che pur nella loro fisicità, rimandano a un simbolismo iniziatico: le Tre statue, i segni zodiacali, etc.
Ma colà vi è una cosa-oggetto, che nella sua — per così dire — umiltà rimane nell’ombra, quasi fosse contraria all’apparire. Da questa, tutto è partito. Essa, a ben vedere, rappresenta la ragion d’essere di tutta la Tradizione Iniziatica massonica: la Pietra Grezza, tant’è che si potrebbe forse scrivere, parafrasando Giovanni 1.1, riferendosi alla genesi della massoneria:
In principio era la Pietra Grezza
3. La trasformazione.
Come s’è detto dianzi, un oggetto è frutto della técne dell’artista mirata all’utile utilizzo dell’oggetto stesso, cosicché in àmbito lavorativo (qualunque esso sia) diventa utensìle. Inoltre, come s’è visto, nel milieu artigianale gli attrezzi venivano consacrati. Da ciò se ne deduce che, essendo la Massoneria erede degli Antichi Costruttori, gli utensìli presenti nella Loggia e nel Tempio, hanno in nuce quel quid sacrale derivante dalla trasmissione della Tradizione Iniziatica massonica. Ma, ovviamente, tale carattere si trova come sopito, deve cioè essere riattivato mediante ben precise azioni: il rito.
E’ dunque attraverso il rito (di apertura e chiusura dei lavori) che il M\V\, per i poteri conferiti da quella Rispettabile Loggia e con l’apporto energetico di tutti gli astanti, riattiva la sacralità contenuta negli utensìli, trasformandoli da oggetti aventi forma in oggetti aventi al contempo forma e contenuto: in una parola, in oggetti massonici. L’effetto di questa trasformazione comprenderà, per una specie di osmosi energetica, anche gli altri oggetti estranei alla suddetta Tradizione Iniziatica massonica.
Come tutto ciò che partecipa alla realizzazione del rito, anche gli oggetti non hanno soltanto una funzione rappresentativa o metaforica, ma sono a tutti gli effetti strumenti destinati a produrre effetti su tutti i piani di manifestazione dei quali l’essere umano ha coscienza, e cioè — allo stato attuale — quello fisico, quello emotivo e quello mentale (3).
4. Avvertenza.
Da ciò si evince ictu oculi che questi utensìli — e per esteso anche gli altri oggetti presenti nel Tempio — per loro natura intrinseca presuppongono un facere. Quindi se ci si ferma solo al loro simbolismo etichettandoli e inchiodandoli di fatto come quadri in esposizione; se ci si sofferma a teorizzare di massimi sistemi, come qualcosa fuori da sé; se questi oggetti sacralizzati, non verranno utilizzati fattivamente nell’àmbito iniziatico — in quanto la técne da artigiana è divenuta una iéros técne — cioè nella costruzione del Tempio Interiore dapprima e in quello dell’Umanità di poi, diventeranno cadaveri disseminati per il Tempio, il quale perderà ogni sua qualificazione iniziatica.
(Tratto da G. GIGLIUTO, Del decadentismo massonico. Parrhesie, Catania 2020, pp. 53-57)
Note
* “Il y a des tâches insurmontables comme affronter la réalité, dire la vérité ou reconnaître ses erreurs. Ou contourne, on évite, on passe à autre chose et on fait sienne la morale jésuite: mentirpar omission n’est pas mentir.”; J.-M. Guenassia, Les Club des Incorrigibles Optimistes, Paris 2010, p. 321.
(1) Esistenti ancora oggi nei piccolissimi centri, ma purtroppo in via di estinzione
(2) Come ad esempio un aumento della propria forza: martelli, argani, etc.
(3) V.D. Mascherpa, Per una nuova massoneria operativa, Roma 2015, p. 67.
*.
Ninni Bodrin dice
Alla buonora!!
Io e molti miei “amici” ci eravamo allontanati da questo sito a causa dei miseri plagi e di argomenti che non riguardavano la massoneria (associazioni pseudo iniziatiche).
Poi mi era stato riferito che il sito “chiudeva”, e in verità non mi meravigliai più di tanto.
Ora scopro questo articolo veramente interessante, uno scritto che coglie aspetti che di solito passano inosservati. Un articolo che indica il modo col quale si dovrebbe “operare” in massoneria. Spero, per il futuro, che si continui su questa strada.
Francesco Doino dice
Sono stupito e amareggiato dalla non comune sicumera e durezza del commento del Sig. Bodrin che con grande disinvoltura si erge a severo censore.
Credo che ognuno di noi possa avere la considerazione di sé e degli altri che ritiene più opportuna ed ovviamente libero di esprimerla; ma non si può non riconoscere l’impegno profuso da colui che ha messo a disposizione di tutti questo sito, di coloro che vi hanno scritto le loro riflessioni e, in ultimo ma non da ultimo, i lettori stessi.
Tutto è perfettibile, ma vale per tutto e per tutti; mi sovviene quel che mi diceva un amico musicista: “chi sa suonare suona chi non sa suonare insegna”.
Con viva cordialità
Francesco Lomonaco dice
Ritengo che le espressioni del lettore, Ninni Bodrin, siano estremamente gravi e offensive, peraltro punibili con querela, tanto più perché non si citano gli autori o gli scritti plagiati. Noto anche il comportamento, a dir poco non etico, di coinvolgere “molti miei amici” a sostegno del proprio pensiero. Il Blog, come è ben riportato nel sito, affronta, tra gli altri, scritti su pensieri filosofici e argomenti che possano “favorire lo scambio di idee”. Ed è nel rispetto di questa finalità che anche i commenti non correttamente e rispettosamente espressi trovano spazio nel Blog. Peraltro non c’è nessun obbligo di lettura per chi non è interessato.
Salvo La Porta dice
Il poco lusinghiero commento del poco garbato lettore mi stupisce alquanto.
Non sono, certo, nelle condizioni di esprimere giudizi sulla qualità degli interventi pubblicati sul blog; tuttavia, devo dire che li trovo apprezzabili e interessanti.
Mi chiedo, però, perché l’illustre Signore (che, peraltro, dichiara di essersi in passato rallegrato per l’interruzione temporanea delle pubblicazioni insieme ai suoi amici) perda il suo tempo nel frequentare un sito, per il quale esprime gratuita disistima.
Non ha niente di meglio da fare?
Sarebbe bello se si dedicasse ad altro… risparmierebbe il fastidio del suo malevolo commento a noi affezionati lettori e a lui stesso medesimo guadagnerebbe la soddisfazione di impiegare meglio il suo prezioso tempo.
Salvo La Porta
Paolo Battaglia La Terra Borgese dice
Si desidera, quanto per puro piacere personale e, perché, ne corre anche, e soprattutto, il dovere morale, esprimere sentimenti di gratitudine e valore e, ancora, sensi di stima massima verso il Professor Vincenzo Pulvirenti, uomo (meglio Uomo) intellettuale dalle spiccate virtù umane, albergo del senso morale, vigoroso in arte, nella poesia e, ovviamente nella fisica e perciò nella musica, per aver dato spazio, con liberale generosità, alla volontà denigratoria del signor Ninni Bodrin (sarà un nome vero?).
C’è tantissimo da dubitare sulle reali possibilità amicali espresse con quel termine che spaccia moltitudine (Io e molti miei “amici”), è risaputo che un non buon carattere mai genera in tal senso.
Riguardo all’io (Io e molti miei “amici”), l’egregio signor Ninni Bodrin, o come davvero si chiama, sembrerebbe fregiarsi di un suo status massonico (forse nel suo passato?), ed effettivamente c’è da convincersene quando egli afferma: «argomenti che non riguardavano la massoneria», come se lui fosse un depositario (concessionario di Dio in Italia?) su ciò che può o non deve riguardare la Massoneria: un grave atto di presunzione, di negligente orgoglio e intolleranza di professione religiosa e bigotta.
Se è vero che questo signor Bodrin sia, ma con molte probabilità lo è solo stato in passato, e chi sa dove e per quanto tempo, un Massone (meglio massone, o più semplicemente e doverosamente iscritto massone): egli dimentica, o più probabilmente ignora:
«Sarete cauti nelle vostre parole e nel vostro portamento …».
«Dovete agire come si conviene a uomo morale e saggio […] saggiamente tutelate l’onore vostro e quello dell’antica Fratellanza, per ragioni da non menzionare qui…».
« […] o venendo meno al rispetto dovuto ad ogni Fratello […] ».
« […] ed evitare le cattive maniere […].
A questo signore urge segnalare, nel suo interesse, e, per suo arricchimento, e lo si consenta, a benefizio delle Menti Libere: insegnare: che «il modo col quale si dovrebbe “operare” in massoneria» che egli suggerisce, è a lui ignoto, assolutamente al buio delle tenebre, perché è noto solo ai Figli autentici della Vedova.
Grazie Professor Vincenzo Pulvirenti.
Arturo Pagnano dice
Con molto rispetto, con umiltà e nervi saldi, come dovrebbe, sempre, agire chi si professa figlio della Vedova, ho letto, sovente, i vari articoli riportati in Erboracum. Ne ho sempre avuto un arricchimento personale. Considero ogni elaborato il dono – di un Fratello che, sottraendo al proprio tempo libero, alla propria famiglia o ad altri suoi interessi personali o culturali, offerto, con il principale scopo di partecipare, e dilettare, il lettore-fratello con delle riflessioni che gli vengono dettate dal suo intimo in un gesto d’amore. Ringrazio il professor Pulvirenti per la lodevole iniziativa.