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La Tradizione

13 Febbraio 2021

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Pompei, villa dei misteri
Pompei, villa dei misteri

La presente pubblicazione è la prima di una serie di “letture” inedite, a valenza martinista, che il Blog Eboracum si ripromette di rendere di pubblico dominio nel corso di quest’anno per onorare la memoria del padre dell’interessante iniziativa culturale, il Fr. Sergio Paribelli (1929-2018).

Attivo per oltre 40 anni nella R. L. “Garibaldi Pisacane di Ponza Hod” n°160 all’Oriente di Roma all’obbedienza del Grande Oriente d’Italia, ne ha ricoperto la Dignità di Maestro Venerabile.

Nell’Ordine Martinista era stato consacrato Superiore Incognito Iniziatore (S.I.I.), ed aveva fondato la Loggia tuttora attiva “Amor che move il Sole e l’altre Stelle”.

Nel linguaggio comune con il termine “Tradizione” si intende qualcosa che ricorda i tempi passati, ad esempio nella cucina locale, nel modo di vestirsi ed, anche, qualche episodio avvenuto nei secoli trascorsi e che viene ricostruito e riproposto, a date fisse, nelle feste locali.

Questo è un modo assai superficiale di intendere la Tradizione! A tal proposito Renè Guenon in “La Tradizione e le tradizioni”, così si esprime: “…di veramente tradizionale c’è solo quel che implica un che di ordine sovra-umano. È questo il punto essenziale, quello che costituisce in qualche modo la definizione stessa della tradizione e di tutto quanto ad essa si ricollega”.

La Tradizione ha origine nel momento della creazione dell’uomo e si manifesta con l’attrazione naturale che l’uomo ha di tornare nel seno che l’ha generato; è il desiderio di “entrare nel cuore di Dio e far entrare il cuore di Dio in noi” di Saint-Martin.

Il termine Tradizione sottintende una conoscenza di ordine intellettivo, cioè una conoscenza ispirata dall’universale: un’autentica metafisica nella quale, ciò che era arcaico, era prossimo all’Origine principale; secondo Platone “gli antichi erano più vicini agli Dei”.

La Via Iniziatica tradizionale cioè la via della Conoscenza di sé stessi, della conoscenza della divinità che è in noi, è una Via che, da sempre, costituisce il modo per liberarci dalle catene della materialità e, quindi, il modo per andare verso Dio.

La Tradizione ci appare già nei misteri Orfici, dionisiaci, di Eleusi e viene seguita dagli antichi filosofi come Eraclito, Parmenide, Platone, Porfirio, Plotino nonché dai cabalisti, dagli alchimisti medioevali e rinascimentali, per giungere, infine, fino a noi.

Tale “via” ha come presupposto essenziale la realizzazione della purezza, attraverso una applicazione rigorosa delle leggi dell’Etica. Tali leggi, sempre uguali in tutti i tempi ed ovunque, sono riportate in tutti i libri sacri dell’umanità e, in particolare, nei dieci Comandamenti e nel discorso delle beatitudini.

Il presupposto di purificazione del nostro corpo, dei nostri sentimenti e dei nostri pensieri è essenziale perché, se vogliamo entrare nel Sacro, dobbiamo sacralizzare il nostro Essere.

Martinez de Pasqualy esigeva che nell’Ordine degli Eletti Cohen, che aveva fondato, si applicassero rigorosamente le leggi dell’Etica: ovviamente questo è fondamentale per il vero martinista, perché senza il rispetto dell’Etica non c’è martinismo!

Dopo la partenza per l’America e la successiva morte di Martinez, il suo discepolo Louis Claude de Saint-Martin ha l’opportunità di leggere i libri di Jacob Bohme.

Jacob Bohme, grande mistico tedesco del XVII secolo, combattendo contro l’intolleranza integralista dei luterani, segue la “via della tradizione gnostica” e, pertanto, la confluenza in Saint Martin dell’insegnamento di Bohme, è fondamentale perché gli consentirà di proseguire nel suo cammino e giungere ad essere il maestro che scriverà “il nuovo uomo” e “il ministero dell’uomo spirito”.

La “via” può essere diversa nella forma (la via teurgica di Martinez, la via cardiaca di Saint-Martin), ma ha in comune la necessità dell’insegnamento di un maestro, che indichi come procedere sulla via della purificazione, fino a poter continuare la strada da soli e senza alcun sostegno; lì i seguaci di Saint-Martin potranno pregare come lui ha insegnato; a proposito della preghiera, Saint-Martin così la descrive: “La preghiera non può venire da noi, perché non sappiamo semplicemente ciò che dobbiamo domandare a Dio, né la maniera in cui dobbiamo domandarlo…Bisogna ascoltarla con attenzione e ripeterla con esattezza. Dovremmo essere relativamente a Colui che ce la suggerisce e che ce la detta, come il bambino è relativamente alla sua nutrice, o a sua madre, che nella sua tenera età lo fa pregare davanti a lei e gli suggerisce tutte le parole che egli poi ripete…Egli non dice niente da sé; non è che l’organo e lo strumento dell’Agente che gli insegna a cantare le lodi del suo Dio, e a domandargli tutti i suoi bisogni: immagine vera, immagine dolce della condotta che dobbiamo tenere verso la nostra guida fedele…”. Quel grande iniziato che fu Dante Alighieri rappresenta tutto questo con la figura di Beatrice e di San Bernardo.

Dante termina la sua Commedia alla luce dell’Amore (che move il sole e l’altre stelle!); Saint-Martin termina la sua vita esortando a vivere nell’amore fraterno ed alla luce degli insegnamenti evangelici.

Sergio Paribelli

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Interazioni del lettore

Commenti

  1. Giovanni Marischi dice

    13 Febbraio 2021 alle 13:21

    Origine non umana della Tradizione? E quale?
    Creazione? E come, e quando e da chi?
    Penso che questo lavoro possa avere soltanto un interesse storico per un martinista più o meno ortodosso (quale dei tanti?).

    Rispondi
  2. Antonino Maio dice

    15 Febbraio 2021 alle 23:26

    La tradizione intesa come via di conoscenza rientra in un contesto teologico che dà un significato profondamente universale. Da queste belle riflessioni emerge come l’Amore cantato da Dante diventa un tutt’uno con l’elevazione spirituale dell’uomo che anela raggiungere pienamente i pascoli celesti di Dio.

    Rispondi
  3. Luigi C. dice

    17 Febbraio 2021 alle 11:01

    Sono decisamente interessanti queste righe. Soprattutto perchè richiamano la radice della Tradizione (che si umana o naturale o cosmica o quello che ci pare non penso faccia differenza). L’Ordine iniziatico stabilisce la profonda Unità del Tutto e la Tradizione esprime il fatto che ci siano dei fatti rilevanti in sè, relativi e non rilevanti o semplicemente illusori.
    Bisogna vedere a questo punto – operando una libera scelta, come è ovvio – ciascuno di noi in quale parte si sente a suo agio.

    Rispondi

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