La Massoneria, in qualità di custode della simbologia iniziatica occidentale e della Tradizione, racchiude in sé elementi rituali, dottrinali e simbolici anche di altre vie iniziatiche, prima tra tutte: la “Via Cavalleresca”.
Nonostante le funzioni proprie di questa Via fossero già esplicitate dal simbolismo marziale dell’antica Roma, dove l’Ordine equestre origina, il concetto di “Cavalleria Spirituale” si fonda su un rimando simbolico al medioevo cavalleresco, alla giusta azione, al giusto combattimento ed alla coerenza comportamentale che ne deve discendere, in armonia con una mentalità di piena compenetrazione tra manifesto e spirituale.
Confraternita, Ordine e principio di fratellanza, ricorrono anche nel manifesto fondativo dell’Ordine dei Rosacroce (“Fama fraternitatis Roseae Crucis”, 1614). Esso, accomunando confraternite e ordini monastico-guerrieri medioevali, si ricollega al concetto di Cavalleria Spirituale, che ritroviamo altresì nella Tradizione Sufica così come nell’Ordine del Tempio. Infatti, i Templari dovevano battersi prima che contro l’infedele, soprattutto contro il “nemico interno”, contro quel Drago che si oppone ad ascesi e purificazione.
Dagli Assiri alla Cavalleria medioevale, dalla Cavalleria napoleonica a quella novecentesca e, via-via coi debiti distinguo, fino ai giorni nostri, la Cavalleria è animata da un principio di fondo: la giusta azione.
Si può combattere, anche aspramente, e rimanere allo stesso tempo puri d’Animo e Spirito? In altre parole: siamo sicuri che le nostre ragioni siano così “superiori”, da giustificare sforzi e rischi di un combattimento?
E quindi: DIO da che parte sta quando due eserciti si fronteggiano?
O, mutatis mutandis: per chi fa il tifo in un derby?
La giusta azione è il principio che, da un lato, guarda ai risultati e all’obiettivo finale e, dall’altro, spinge a lavorare sulla predisposizione interiore verso le asperità di ogni combattimento della Vita.
1) Riguardo i risultati e l’obiettivo: il Cavaliere sa che per la sua condizione attuale (altri direbbero karma) non può che necessariamente scendere in campo e combattere [è suo dovere: chiamato, deve farlo]. Quante volte capita nella vita… quante volte non possiamo sottrarci ai nostri doveri, a prescindere… Qui l’obiettivo è sforzarsi di non farsi coinvolgere, nel bene come nel male, dai risultati dell’azione. Dunque: gioire o soffrire il minimo possibile per le conseguenze del combattimento e guardare sempre oltre.
2) Riguardo la predisposizione interiore: il Cavaliere realizza il distacco consapevole e cosciente dai risultati del proprio agire, operando per arginare i vizi e annullare gli eccessi. E questo avviene solo se la mente è rivolta al Supremo Bene e l’intenzione è focalizzata esclusivamente sulla sfera Spirituale.
Il principio essenziale del Cavaliere è il viaggio, di colui che vuole guarire a questo mondo ed elevarsi alla Luce. Questa lotta si compie tra i due aspetti della natura umana: i nostri ego emozionali (cioè le passioni) e la nostra capacità di dominarli. Il Cavaliere si differenzia dal mercenario per l’etica che lo contraddistingue nell’indirizzare gli sforzi verso una giusta causa. I cardini di questa etica (“non vessare”, “non calunniare”, “accontentati della tua paga” … cioè lotta solo “in giustizia”) vedono fondersi spiritualità ed azione … nella coerenza del comportamento.
Il fascino della giusta azione come equilibrio consapevole di corpo, anima e spirito si incarna nel mito del Templare. Una posizione insolita, quella dei Templari: monaci chiamati anche a dare la morte. Bernardo di Chiaravalle (con l’Elogio della Nuova Cavalleria) risolve il dilemma introducendo i concetti di guerra santa e malicidio, cioè della giusta azione, della giusta eliminazione del Male. Dove, primo dovere del Cavaliere è quello di dare il proprio sangue per una causa giusta: “il sangue umano è troppo prezioso per spargerlo inutilmente e se voi vi esporrete a versarlo, che ciò sia sempre per una causa giusta e sacra” (Numeri 35,29).
La realizzazione spirituale cavalleresca è la lettura sacrificale della vita, ovvero dell’atto di “rendere sacro”, vale a dire il “riunire ciò che è sparso”, il riunire l’Io al Sé … ritrovando il proprio Io divino.
Mutatis mutandis, in secoli ed istituzioni in cui lo spargimento di sangue non è mai un valore, il senso del giusto combattimento resta inossidabile, prendendo connotati più alti ed intensi.
Il Neofita Cavaliere doveva presentare requisiti di predisposizione e volontà e sottostare ad obblighi specifici verso di Sé e la Società. E qui le analogie con l’Ordine iniziatico sono forti ed evidenti.
Non è un caso che questi aspetti abbiano profonde assonanze con il ramo orientale della Tradizione: il Giappone feudale. Proprio come i Cavalieri europei, che vivevano secondo il proprio codice d’onore, i Samurai si attenevano al credo morale ed etico del Bushido (o “via del guerriero”).
Il Bushido aveva otto principi: Rettitudine – Coraggio eroico – Compassione – Rispetto – Onestà – Onore – Dovere e lealtà – Autocontrollo.
Il Bushido “cavalca” tra il visibile e l’invisibile; egli cavalca a fianco della morte (che porta nella spada “del discernimento”) e del male (il “suo Ego”, che lo minaccia, dall’esterno e dall’interno). Una continua dialettica tra la luce e le tenebre, ben raffigurata dal simbolo templare dei due guerrieri che montano lo stesso cavallo.
E’ Cavaliere Spirituale solo chi è in grado di opporsi al disordine, alle proprie passioni ed alla propria individualità, nella guerra contro l’ego e gli idoli propri, la coerenza nella giusta azione dev’essere il suo requisito principe. Per questo motivo la “via eroica” non può obbedire alla legge comune degli uomini, ma si basa su di un codice d’Onore non scritto, che traduce in atto quotidiano una continua ricerca di luce.
“Tu hai un diritto particolare all’azione, ma in nessun caso un diritto ai suoi frutti; non essere come uno che dipende dal frutto del karma; e non sia in te neanche attaccamento alcuno alla non-azione. Ben saldo, compi le opere tue, o possessore della ricchezza, dopo aver messo da parte l’attaccamento, con la stessa disposizione d’animo rimanendo, nel successo e nella sconfitta: la mente in equilibrio ha il nome di yoga.” (BHAGAVAD GITA II: 47, 48)
P.S. : probabilmente DIO sta con entrambi gli eserciti e tifa per entrambe le squadre …
Alessandro Elirac
Beppe Bolatto Loggia Hermannus van Tongeren Or, di Utrecht dice
una tavola esoterica in tempi sempre più profani.
Raimondo dice
Molto bello, Grazie.
Devo dire che si tratta di una pagina “riconciliatrice” verso il combattimento della vita, che spesso ci prende e vi partecipiamo senza una vera consapevolezza: di noi, del contesto e degi altri.
Questa tavola ci ricorda che i Sacri Doveri (Landmarks) non sono “pour parler” nè una vuota cornice, ma allo stesso tempo un obiettivo e uno srumento.
Grazie Alessandro
Massimo dice
Questa bella tavola fotografa quanto per tutto il medioevo veniva rappresentato come il combattimento spirituale delle virtù contro i vizi.
Le rappresentazioni del XII e XIII secolo ritraggono un cavaliere armato di virtù che combatte i vizi con la spada del discermimento.
Famosa è infatti è la bella rappresenzazione del Miles Christianus (del XIII sec.) alla quale, ringraziando l’autore, qui rimando:
https://en.wikipedia.org/wiki/Miles_Christianus#/media/File:Peraldus_Knight.jpg
Giovanni dice
Parlare di cavalleria e cavalieri nel XXI secolo sembra quasi un anacronismo, ma è tuttavia una cosa reale, concreta ed attuale come non mai…
Per comprendere ed abbracciare a fondo le tematiche della giusta azione è stata correttamente citata la Bagavadgita (il Canto del Beato). Dove Krishna detta ad Arjuna i principi del combattimento (obbligatorio per tutti coloro che vivono questo mondo) di un soldato spirituale che si astiene, però, dagli effetti del turbinio della lotta nel nostro quotidiano.
Vincenzo dice
… diventa spesso umbratile poter agire oltre il senso velato dell essenza massonica. Vivere interiormente il costrutto della pedagogia muratoria… diviene la missione del nostro agire oltre le Colonne.
Non è facile per quanti nella ridda del solo apparire non percepiscono la spiritualità del tendere verso l Uno..
Un plauso per la concretezza del pensiero… ricco di riferimenti da condividere… Tfa
Vincenzo Felice
Domenico Poddie dice
“Dare il proprio sangue per una causa giusta” è il fulcro del pensiero che Alessandro ha sviluppato nella sua meditazione. Circa lo scritto, la difficoltà che personalmente rilevo non consiste tanto nel rischio di poter spargere il proprio sangue inutilmente quanto nel riuscire a capire quale sia la causa giusta che lo meriti e quindi quale sia la giusta azione da intraprendere e portare a compimento. Giusta per chi, poi? Per ognuno come singolo soggetto? Per un gruppo di individui più o meno omogeneo? Per chi guarda dall’esterno? Risolvere i punti interrogativi, tra i tantissimi, credo rappresenti una delle motivazioni più forti del nostro bussare alla porta del Tempio. Da soli non riusciremmo a rispondere; in due sullo stesso cavallo forse sì o forse è più probabile. Ecco perchè la “Cavalleria Spirituale” mantiene costante la sua ricchezza etica il cui valore è rimasto inalterato nel passato, si mantiene nel presente e si riproporrà inevitabilmente nel futuro accompagnandoci nell’accidentato cammino verso il nostro GADU.
G dice
Grazie … l’anima di un cavaliere è limpida e trasparente e soprattutto non si cura di ciò che il mondo esterno dice e racconta…. ha la sua missione è dentro di lui, il suo drago e la sua ancella sono dentro di lui … oggi parliamo solo di buffonauti dove la schiena diritta è un sogno, una chimera …
grazie ancora per il meraviglioso stimolo
Stefano dice
La tavola mi è particolarmente piaciuta e mi ha rivelato alcune notizie che non conoscevo. Dopo il GOI sono entrato nel RSAA percorrendone tutti i gradi correnti passando anche dal 30* grado Cavaliere Kadosh ovvero Santo o consacrato. Ecco in quel grado riconosco moltissimi dei concetti espressi dal Fr. Alessandro.
Bellissima ed esaustiva tavola.
Saluti con un TFA.
Giorgio dice
Difficile non cogliere in questo scritto di grande profondità intellettuale il riferimento non solo ai valori cristiani della Cavalleria, che si inscrivono nel pensiero di S.Agostino e S.Tommaso, ma anche al significato di Eroe nella Classicità, non a caso accostato alle filosofie orientali, nipponiche in particolare.
Essere Eroi e/o Cavalieri Spirituali nel nostro tempo, non è facile, occorre combattere contro forze manipolatrici potentissime e invasive.
Tuttavia consoliamoci, meglio che ai tempi delle guerre vere (almeno per ora), laddove oggi la domanda conclusiva di Alessandro, vero punto di ulteriore riflessione per un Iniziato, viene spesso declinata banalmente e risibilmente nel mondo profano (il calciatore o il corridore che invocano Dio, succede spesso, pensano tifi per la loro squadra?).
Giovanni Marischi dice
La Baghavad Gita esposta in italiano.
Tutte le vie convergono al centro.
Massimo dice
Conosco Alessandro di persona e rivedo in questa Tavola la profondità di pensiero e di riflessioni esoteriche che lo contraddistingue. Indubbiamente, delle varie “anime” della massoneria, quella cavalleresca è, forse, quella meno ricordata, tranne che negli alti Gradi di alcuni riti. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare i valori cavallereschi sottolineati e tramandateci anche dai miti e dalle opere di epica antica, proprie delle tradizioni letterarie dei Paesi nordici, così come i valori cavallereschi dei Templari, la cui tradizione e valori soni anche confluiti nella Massoneria moderna. Per questo trovo il pensiero di Alessandro assolutamente attuale e fecondo di spunti di ulteriore approfondimento.
Andrea Bezzi dice
Credo che questa tavola sarà apprezzata soprattutto da chi, per le circostanze della sua vita, sia portato ad assumersi responsabilità e fare scelte dirimenti e coraggiose. In questo senso trovo che sia evidente il suo profondo valore.