
“A volere che una setta o una repubblica viva lungamente è necessario ritrarla spesso verso il suo principio”: sintetizzo così lo scopo del presente lavoro, citando il Machiavelli.
Parlerò dei fondamentali della Massoneria perché ritengo sia basilare assimilare sempre meglio il presupposto da cui si dirama tutta la concezione antropologica della nostra associazione. Ma non potrò essere esaustivo, sia per la vastità dell’argomento che per la necessità di lasciare che il lavoro venga continuato da altri, sovente, affinché possa ben radicarsi e diffondersi nella coscienza di tutti.
Parlerò poco, avvezzo come sono, più al silenzio che alla parola, come tutti noi, convinto che un suo uso troppo disinvolto possa creare qualche inconveniente, e per dirla col Fr. Trilussa: “allora er responsabile so io”.
Parlerò poco perché non posseggo la parola: essa è perduta e la sua ricerca perdura.
Mi riferisco al verbo, portatore del germe della creazione, che si colloca al suo inizio, come prima manifestazione divina, come la si ritrova nelle concezioni cosmogoniche della maggior parte dei popoli antichi.
Mi riferisco al simbolo della Bibbia in Loggia, cui ognuno di noi attribuisce significati e valenze di carattere soggettivo, ma suscettibile sempre di continue rivisitazioni; mi riferisco al GADU quale principio regolatore nel nome del quale si compie il cammino iniziatico. Quando noi diciamo che il G. A. D. U. é un Simbolo, intendiamo con questo dire (o dovremmo intendere dire) che esso é la Legge di tutto ciò che è; che è l’Amore che informa il Tutto, La Libertà che questo Tutto pervade che è l’Anima e la Corona di questo Tutto; che é la Verità che noi ricerchiamo; che è, in una parola, ciò che é.
Il profano che entra in Massoneria non perde il proprio dio, al contrario fa conoscenza con un principio nel quale nessuna religione è negata.
Egli incontra il simbolo del GADU, che rappresenta il fine supremo verso cui tendere nella realizzazione continua dei propri ideali, e si rende conto che ciò costituisce il segreto iniziatico; segreto non nel senso di voler nascondere, ma di non poter rivelare.
Infatti non esiste alcuna conoscenza o formula rivelata che, per il solo fatto di conoscerla o pronunciarla comunichi per se stessa un potere o una sapienza.
Il segreto massonico va sotto l’espressione simbolica di parola perduta.
Il concetto di ritrovamento della parola perduta è dato da un corpus di conoscenze, di esperienze e di pratica iniziatica. Tale conoscenza non è comunicabile; ciò può avvenire solo tra fratelli che si trovino al medesimo livello di conoscenza, ma a tal punto non è più necessaria comunicazione alcuna in quanto l’altro l’ha già fatta sua.
Già al suo ingresso nella famiglia massonica il neofita giura “con pieno e profondo convincimento dell’animo”; cioè con un mutato stato di coscienza rispetto a qualche momento prima, giura di percorrere incessantemente la via iniziatica tradizionale.
Da quel momento inizia a penetrare nel suo animo un flusso di energia nuova che lo porterà via via verso nuovi, più elevati stati di coscienza. Egli comincia ad avere necessità di “ trovare se stesso”.
Questa aspirazione a conoscersi è il primo passo del lungo cammino del risveglio della coscienza; ed anche se egli non ne è ancora consapevole, è la coscienza stessa dentro di lui che lo sospinge in avanti, che gli dà l’aspirazione a ricercare la realtà dietro le apparenze, che gli dà l’irresistibile impulso ad accrescersi e ad autorealizzarsi.
Occorre scrollarsi da dosso tutte le illusioni ed i condizionamenti che sono sorti a poco a poco per gli influssi pervenuti dall’ambiente, dalla società, dalla famiglia, fin dall’infanzia.
Occorre affrancarsi dai timori, dalle speranze, dai desideri, dalle passioni ed una volta individuata la maschera che si è stratificata col tempo ed ha alterato e deformato la vera coscienza, si manifesterà la nostra natura più intima, le nostre qualità profonde, la realtà di noi stessi.
Quasi sempre ciò che pensiamo è frutto di abitudini, di pregiudizi, di condizionamenti; è un’inconsapevole ripetizione di idee altrui, di opinioni di massa; dunque non possiamo affermare che il pensiero coincida con la coscienza poiché le qualità fondamentali ed inconfondibili della coscienza sono l’autenticità, la creatività, la completa aderenza alla realtà soggettiva della nostra natura.
Consapevoli di dover percorrere un cammino lungo ed arduo, cominceremo ad usare l’intuizione e la parola come due poli opposti e dal superamento di tale dualità otterremo livelli via via più elevati di coscienza.
Questo è dato, ad esempio, quando cerchiamo di trasformare una nostra convinzione intellettuale dall’aspetto teorico a quello pratico; vogliamo cioè unire la conoscenza all’esperienza e, dalla fusione dei due poli ottenere il risultato di una nascita di maturazione, di una presa di coscienza.
Quando cerchiamo di esprimere una nostra intuizione, un’idea astratta, nello sforzo di riuscire ad esprimere con la massima esattezza ciò che abbiamo percepito, senza alterarlo, si manifesta un quid (stato di coscienza) nato dalla fusione di due aspetti, o poli opposti, dati dall’intuizione e la parola.
L’iniziato è proiettato in tale processo di realizzazione del Sé, orientato dal principio trascendente attraverso le proprietà tipicamente umane espresse dai concetti di libertà, tolleranza e fratellanza.
Cos’è, infatti, la capacità di affrancarsi da tutti i legami che incatenano la propria debolezza se non l’uso appropriato e consapevole della libertà? Tale concetto, con cui si allerta il neofita già all’atto della sua iniziazione, accompagnerà costantemente il cammino del massone per misurare la propria autonomia nelle scelte da compiere, scevro da ogni condizionamento e libero dal pregiudizio, dall’ignoranza e da ogni legame che possa frenare la propria ascesi verso la vera luce.
Userà Tolleranza non per tutto ed il contrario di tutto, ma per cercare di entrare nella sfera emotiva dell’altro con empatia e comprendere le sue ragioni e forse apprendere cose nuove che contribuiranno alla propria crescita. Chiederà tolleranza per i propri errori e proprio per questo non potrà disconoscere anche agli altri tale necessità. Conscio che tolleranza è il coraggio di riconoscere e rispettare le credenze e la coscienza degli altri.
La Fratellanza, ultimo concetto tra i fondamentali della Massoneria, è una disciplina fondata sull’armonia volontaria creata per la realizzazione del lavoro in comune con pensiero puro e reciproca fiducia.
Una volta assimilato bene il concetto di libertà si potrà parlare seriamente di fratellanza; la codardia, il bigottismo, la superstizione, l’egocentrismo, l’ipocrisia sono solo alcuni dei freni che non rendono liberi e non consentono di praticare la fratellanza. Essa, al contrario è un’espressione elevatissima dei mutui rapporti umani. Evitando maldicenze ed irrisioni ma elevando nobili sentimenti verso il fratello, rammentando sempre di non fare ad altri ciò che non si vorrebbe fosse fatto a sé …si potrà dire d’aver iniziato a sgrossare la propria pietra grezza, a gloria ed onore del GADU.
Ennio Manzo
Salvo La Porta dice
Ho letto con interesse il pezzo.Condivido tutto in ogni sua parte. Mi permetto, però,di obiettare : La nostra non è un’associazione; bensì una istituzione. Tutt’altre cosa. Salvo La Porta
Ennio Manzo dice
Ha ragione, Salvo. La massoneria, associazione sotto l’aspetto ciclista, per un Massone è Istituzione; la SUA istituzione! Grazie del contributo.
Guido Musio dice
Così come già detto condivido ogni parola con una unica eccezione, non siamo una semplice associazione siamo una importantissima Istituzione.
Vincenzo Felice dice
Ho letto con grande attenzione la forbitezza con la quale percorri in sintesi i valori del nostro credo di cui difendiamo sempre i principi dell’ Istituzione verso cui abbiamo giurato. L aspetto più eloquente che continua nel tempo a garantire la forza simbolica del Trinomio contro ogni attacco dogmatico.
Fraternamente evidenzio la robustezza del Tuo pensiero…
Tfa Vincenzo Felice 33*
Geppetto dice
Dalla Pratica dei Fondamentali dipende la Qualità e Stabilità della Costruzione!!!
Vincenzo dice
Fa sempre un gran bene all’anima riscoprire i nostri valori di fondo, le nostre fondamenta, le nostre illustri origini che, poi, in sostanza, coincidono con quelle dell’Uomo che vuole ritrovare sé stesso, scoprire la sua vera natura, svelare il significato recondito della sua vita, far cadere il Velo di Maia per accedere al Sancta Santorum dell’essenza della vita! Grazie di cuore di questo dono.